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"Molti degli internati militari hanno vissuto il ritorno a casa sotto il segno dell'offesa. Per loro non ci sono attestati o benemerenze. Anzi sono circondati da indifferenza e fastidio. Stranieri in patria. Ignorati e respinti da un paese che non li riconosce e in cui non riescono o non vogliono riconoscersi. Si sentono, e in qualche modo lo sono davvero, gli ultimi involontari ostaggi di una guerra senza memoria e senza narrazione pubblica. Una guerra che l'Italia antifascista rinnega e che larga parte degli Italiani aspira a dimenticare. Più che eroi appaiono come i resti dell'esercito regio, travolti dall'umiliazione e dalla disgregazione dell'armistizio. Di fatto viene negato il loro essere 'volontari dei lager', l'aver fatto scelte fondate su decisioni individuali non facili e accettato i rischi conseguenti. Rischi ampiamente commisurabili con quelli del partigiano di montagna."